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Riso Castagne e Finocchi: che vino abbinare alla ricetta?

L’altra sera avevo voglia di mangiare un piatto della tradizione e, allo stesso tempo, avevo voglia di un buon risotto. E quando non ne ho?!?!?!
Ho trovato il giusto compromesso cucinando un riso alle castagne e finocchi cotto nel latte.

Riso e latte è senza dubbio un piatto della mia tradizione, è una minestra che un tempo era molto diffusa sia nel lodigiano sia nel milanese, nelle campagne e in città, il riso e latte (ris e latt) veniva generalmente consumato nel pasto serale servito in profonde scodelle di terracotta. Questo piatto di origine rinascimentale, riunisce i due ingredienti tipici della pianura lombarda. Questo piatto mi ricorda quando ero più piccola e mia mamma lo faceva almeno una volta la settimana per noi e per mia nonna.

Ho proposto il riso in una cena con amici apportando questa variante che ha dato un tocco in più, aggiungendo le castagne ed i finocchi cotti e conditi a parte ho donato al piatto della tradizione una veste nuova, originale.
Avevo visto la ricetta sul sito di Riso Gallo ed ho usato Riso Parboiled Blond 5 minuti. Questo riso ha dei tempi di cottura particolarmente veloci. E’ utilizzato per i risotti, assorbe più facilmente i condimenti e, ovviamente, non scuoce mai. Il piatto è nutritivamente equilibrato e completo.
Un buon piatto ha bisogno di un giusto abbinamento. Durante la cena l’ho provato con un Dolcetto delle Langhe Monregalesi DOC, un vino secco, dal colore rosso rubino e sentori di frutta rossa fresca, dalla prugna al ribes nero, di spezie, abbastanza morbido, caldo, fresco e con un tannino abbastanza morbido.
A mio avviso, e anche secondo il parere degli amici, il vino ci stava bene. Mi piacerebbe sapere anche il vostro parere. Il piatto è veloce, in quindici minuti e con ingredienti che troverete facilmente, potrete provare anche voi e dirmi un vostro parere sul gusto e sull’abbinamento.

Vi lascio direttamente la ricetta qui. Mi raccomando…fatemi sapere!

Il radicchio: dai ricordi di famiglia all’orto in vaso

Il primo ricordo che ho del radicchio lo lega al Veneto. Ai lunghi viaggi per andare a trovare il parentado che abitava laggiù. Gente tostissima che aveva un sacco di figli e faceva andare la campagna. Coltivavano il tabacco e il radicchio. Il capofamiglia era un omone enorme, con un nome da fumetto o da gangster francese (Gastone). Aveva fatto il marinaio e il camionista in mezzo mondo. Mi pareva assurdo che tra una vita così avventurosa e la terra avesse scelto quest’ultima. Sembrava Kirk Douglas in Spartacus, solo che parlava una lingua molto più misteriosa del latino: parlava solo veneto strettissimo. Raccontava un sacco di barzellette, probabilmente sporchissime, di cui io capivo regolarmente solo una parola (mona) e ridevo quando ridevano gli altri.

Chissà cosa direbbero ora Gastone e i miei parenti contadini del mio orto sul balcone. Direbbero che sono un mona, che la roba si coltiva nella terra, non nei vasi. Ma qui in città ci si deve adattare e io sono piuttosto fiero del mio piccolo successo orticolo. Su un balcone lungo e ben esposto, da 2 anni autoproduco diverse verdure, a seconda della stagione.
Il radicchio no, non l’ho ancora coltivato. Ma alla fine il procedimento non è diverso da quello per lattughe e cicorie, che crescono benissimo anche nelle vaschette dei gerani. Lo so che non ci credete, io lo dico sempre più spesso di fronte a facce stupite: non occorre un terrazzo gigante, non occorrono vasi enormi. L’orto urbano si può fare anche in spazi piccoli, persino sui davanzali. E più la vostra sfida, contro la legge di gravità o contro i condomini perplessi, sarà ardita… più soddisfazione trarrete da ogni foglia di lattuga o pomodoro o peperoncino allevato a km zero. Anzi: a metri uno dal vostro desco.

Quindi tornando al nostro radicchio: vi basta una cassetta anche non troppo profonda e un’esposizione al sole di 3-4 ore al dì. Il radicchio resiste benissimo ai climi freddi, si ferma solo quando il terreno gela, ma poi riprende a crescere. Il consiglio è, soprattutto se siete ai primi esperimenti, di comprare le piantine in un garden center. La semina da seme è emozionante, ma così lenta che potrebbe togliervi l’entusiasmo del neofita.

Sul mio desco oggi è in arrivo un risotto al radicchio. Lo potrei fare superclassico, con cipolla bianca e radicchio rosso, sfumati con vino bianco. Lo potrei fare pure più saporito aggiungendo per esempio la scamorza.

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Ma dato che ho due figlie carnivore che come molti bambini non adorano la verdura, farò un risotto radicchio e salsiccia. Per fare un buon risotto, alla fine, i segreti (di pulcinella) sono solo due: scegliere ingredienti di qualità e non sbagliare la cottura.
Quindi faccio imbiondire la cipolla, aggiungo radicchio e salsiccia, sfumo col vino (stavolta rosso). Aggiungo il riso, lo tosto giusto due minuti e poi vado di brodo.
Tempo 15 minuti e il risotto è pronto. Buon appetito.

Risotto ai cavoletti di Bruxelles

Ricetta per 4 persone

120 g di burro
1 bicchiere di vino bianco
1 scalogno
150 g di parmigiano grattugiato
350 g di Riso Arborio Riserva Gallo
1 lt di brodo
20 cavoletti di Bruxelles
aceto balsamico
olio
sale e pepe

Per prima cosa, preparate i cavoletti di Bruxelles facendoli arrostire dolcemente: ci occorreranno per condire il risotto. Accedete il forno a 200° e predisponete una teglia rivestita di carta da forno.
Pulite i cavoletti, tagliateli a metà e appoggiateli – con il lato tagliato rivolto verso l’alto – nella teglia precedentemente preparata, poi spennellateli rapidamente con dell’aceto balsamico di buona qualità. Aggiungete un filo d’olio, una presa di sale e fate cuocere nel forno già caldo per una ventina di minuti.
A metà cottura, girate tutti i mezzi cavoletti con l’aiuto di un cucchiaio per farli cuocere e caramellare bene su entrambi i lati.
I cavoletti saranno pronti quando le foglie esterne avranno un aspetto un po’ bruciacchiato e l’interno sarà morbido.
Nel frattempo, in una pentola antiaderente fate sciogliere il burro o, se lo preferite, scaldate leggermente l’olio, poi aggiungete lo scalogno tritato finemente e fatelo imbiondire per qualche minuto.

Versate a pioggia il riso in pentola e fatelo tostare per un paio di minuti mescolando con un cucchiaio di legno, poi sfumate, a fiamma vivace, con del vino bianco.
 Appena il vino è completamente evaporato, iniziate a versare un paio di mestoli di brodo caldo, e mescolate delicatamente in modo da non rompere i chicchi.
 A cottura quasi ultimata, unite al riso i cavoletti, poi fate mantecare il riso a fiamma bassa con una noce di burro e del parmigiano grattugiato.
 Servite il riso ben caldo, decorando il piatto con qualche goccia di aceto balsamico.

Matrimoni d’inverno. Il finger food.

La tradizione che si sta imponendo nei matrimoni italiani prevede un ricco aperitivo a buffet al posto dell’antipasto tradizionale servito a tavola che usava fino a una decina di anni fa.
Il cambio di tipologia, da un piatto servito ad uno che l’invitato compone da sé, in piedi, davanti ad un tavolo allestito con prelibatezze, ha necessariamente imposto anche un cambio dei cibi serviti, per questa ragione si sono diffusi sempre più i finger food, ovvero quei bocconcini belli e appetitosi che si possono comodamente portare alla bocca con le mani, anzi, con le dita, dato che sono piccoli e delicati. Il sushi ad esempio è una pietanza che si sposa perfettamente con questa tipologia di buffet, ecco qui una ricetta: Sushi più ricco prosciutto cotto e verdure.

Malgrado fin da piccoli ci abbiano insegnato a non mangiare con le mani, i finger food sono una soluzione comoda ed elegante, armoniosa ed anche decisamente pratica! Proprio perché consentono all’invitato di mangiare piccoli bocconi di specialità diverse pur rimanendo in piedi, o su piccoli appoggi, con piattino, tovagliolo e bicchiere in mano…impresa da vero equilibrista se il cibo si dovesse anche tagliare con coltello e forchetta!

I finger food sono normalmente serviti negli aperitivi a buffet e vanno disposti in modo molto accurato su vassoi di plexiglass, alzatine, vetri squadrati per rispettarne il concetto di cibo contemporaneo e moderno.
Essi si prestano benissimo anche per aperitivi a casa, possono comodamente essere preparati in anticipo e messi in tavola o nella zona aperitivo in modo che gli ospiti si servano da sé e la padrona di casa possa continuare a conversare con tutti senza doversi preoccupare del servizio